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La Morale della Favoletta

  • Beauty Forum

Non ha i contorni della favoletta l’esigenza che ha spinto alcune mamme a fondare un’associazione per proteggere i propri figli dai fenomeni di discriminazione di cui sono bersaglio per via del colore della pelle.

Sono lontani i tempi in cui riuscivo a rimanere sveglia tutta la notte a guardare la cerimonia degli Oscar - ero più giovane, e i miei lunedì mattina erano meno impegnativi. Quest’anno mi è dispiaciuto particolarmente non assistere in diretta alla proclamazione del miglior film, che ha premiato proprio quello per cui tifavo: Green Book. USA, 1962: un pianista di colore si fa accompagnare da un nerboruto autista italoamericano in un tour negli Stati del Sud - dove in quegli anni i neri dovevano ancora usare bagni diversi dai bianchi, dormire in altri hotel, mangiare in altri ristoranti. Dall’improbabile incontro tra due mondi tanto diversi - il nero colto ma discriminato, il bianco rozzo ma di buon cuore - nasce un’amicizia autentica. Una bella storia. Ma si sa, dove ci sono vittoria e sconfitta c’è polemica, e i sostenitori di altri film in lizza sono passati all’attacco. Green Book pare essere l’ennesimo film “buonista”: una favoletta sul razzismo un po’ edulcorata, che ci serve per sentirci meglio con noi stessi e che serve all’Academy per mantenersi sul politically correct.

Non è una favoletta, però, la percentuale di giovani afroamericani uccisi ogni anno da agenti di polizia negli USA con motivazioni spesso pretestuose e l’omertà delle istituzioni. Non è una favoletta quella della famiglia Pozzi di Melegnano, nel milanese, svegliatasi una mattina con l’androne del proprio palazzo imbrattato da scritte minacciose contro il “negro” di casa - il loro figlio adottivo, un ventenne senegalese. Non ha i contorni della favoletta neanche l’esigenza che ha spinto alcune mamme a fondare, lo scorso novembre, un’associazione per proteggere i propri figli di etnie diverse dai quotidiani fenomeni di discriminazione di cui sono bersaglio per via del colore della loro pelle. L’associazione Mamme per la Pelle (mammeperlapelle.it) tiene a sottolineare come questi fenomeni si siano moltiplicati negli ultimi anni, tanto da spingere alcuni ragazzi a limitare la propria vita sociale per evitare di essere umiliati pubblicamente. Quasi come se stessimo regredendo agli anni Sessanta, insomma. Quasi come se avessimo bisogno di ripassare una favoletta la cui morale non è forse così scontata come crediamo.

 

Valeria Federighi

 

 

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