La credibilità della categoria
Dopo la conferenza stampa di Domenica scorsa, in cui è stata dichiarata ma non decretata la riapertura dei Centri Estetici il 1° Giugno, ho deciso di riflettere prima di scrivere spinto dalla delusione.
Dopo la conferenza stampa di Domenica scorsa, in cui è stata dichiarata ma non decretata la riapertura dei Centri Estetici il 1° Giugno, ho deciso di riflettere prima di scrivere spinto dalla delusione.
Una parte (importante) del mio lavoro consiste nel tastare il polso a voi estetiste: capire come vi sentite, cosa desiderate, di cosa avete bisogno, di cosa avete paura. E cercare di rispondere con quelli che sono i nostri strumenti: i contenuti, le riviste. Da quando è iniziato il lockdown, ormai quasi due mesi fa, questa attività di indagine è stata particolarmente intensa, complice la comprensibile apprensione e i tanti interrogativi che titolari e dipendenti di centri estetici e benessere hanno riversato sui social e non solo.
Oggi voglio proporvi due promemoria. Il primo riguarda una video-conversazione con Alessandro Ardesi, mentre il secondo un mio vecchio Editoriale che è tornato di attualità.
"Chiunque smetta di imparare è un vecchio, che abbia 20 o 80 anni" affermava il grande industriale americano Henry Ford. Leggere, documentarsi, informarsi e formarsi non sono solo modi per arricchire il proprio bagaglio di conoscenze, ma attività che aiutano a tenere in esercizio le proprie capacità cognitive: una vera e propria ginnastica per il più prezioso degli organi di cui disponiamo, il cervello.
In questi giorni stanno circolando protocolli di sicurezza ai quali attenersi per la riapertura. Premesso che nulla è ancora deciso e io non sono un epidemiologo, credo che un po’ di sano realismo non guasterebbe.
Trasformare un centro estetico in un ospedale e la cabina in una sala operatoria è insostenibile.
Nel difficile periodo di emergenza sanitaria che stiamo attraversando, le aziende del settore Beauty non stanno a guardare. È il caso di Mei, che si è immediatamente attivata per formulare e produrre un nuovo prodotto igienizzante pensato per i centri estetici, che sfrutta il potere unico degli oli essenziali. Ne abbiamo parlato con Roberto Paladin, General Manager di Mei.
"Likes do not pay the bills. Sales do." è la prima certezza del social marketing. Ma cosa significa che i like non pagano i conti, le vendite lo fanno? Qualcuno ha inteso questa frase come la negazione dell'importanza dei social nella comunicazione, attribuendola magari a qualche cariatide del marketing avversa alla modernizzazione, oppure come una testimonianza della superiorità delle vendite sulle azioni social. Ma il senso non è questo.
Tra pochi giorni sarà un mese esatto da quando la nostra quotidianità è stata completamente stravolta dal Coronavirus. Chiusi nelle nostre case, in questo mese ci siamo affidati come mai prima d'ora ai social e alle varie app di messaggistica per non perdere i contatti con le persone della nostra vita. Anche chi ha sempre dichiarato di detestarli non può negare che Facebook e compagni si siano rivelati provvidenziali in questo momento storico.
In questo periodo siamo tutti incastrati tra il passato e un futuro che appare incerto. Sentiamo spesso ripetere che cambierà tutto, è possibile, magari non così tanto come qualcuno si aspetta. È probabile, però, che daremo maggior valore ai rapporti sociali: in questo periodo più che in altri ci si rende conto di quanto siano importanti.
Alzi la mano chi, da ragazzina, non ha indugiato per ore sui famigerati test di Top Girl, Cioè e delle varie riviste per teenager. Che Spice Girl sei? Quale colore ti rappresenta? Che tipo di ragazzo è giusto per te? E via così, pomeriggi interi in camera con le amiche a scoprire inediti tratti della propria personalità basandosi su corrispondenze decise - probabilmente a caso - da qualche editor.
Io corro da tanti anni; normalmente corro in solitaria, quindi non lo vivo come un momento di socialità (per molti la corsa è anche questo). Per me rappresenta la libertà, indossi un paio di scarpe e corri, senza pensare a nulla, scaricando le tensioni e a fine allenamento, grazie alle endorfine, sei completamente rigenerato e con una forte sensazione di benessere.
Combatto con la dermatite atopica da quando sono bambina. Di solito è un problema cutaneo che passa con l'età, ma io ho ne ho vissuto gli episodi più acuti tra i 20 e i 25 anni. Non a caso gli anni dell'università, con lo stress degli esami da dare e le incertezze sul mio futuro lavorativo - parecchie, avendo scelto di laurearmi in Scienze della Comunicazione!
Tre mesi fa, sotto l'albero di Natale ho trovato un regalo speciale: di forma tondeggiante, con una bella pietra luccicante sopra. Altro indizio: si indossa all'anulare. Già, nel 2020 saranno fiori d'arancio per me.
Il ritornello di Occidentali's Karma. Quello di 50 Special. Qualunque strofa di Hey Jude dei Beatles. E ancora, la più che mai iconica I Will Survive, cantata da Gloria Gaynor in persona davanti allo specchio su Tik Tok, il social del momento. Sono diverse le canzoni famose da cui si possono estrarre memorabili passaggi da 20 secondi, da canticchiare ogni volta che ci laviamo le mani in questa stagione di Coronavirus.
Ciao a tutti: mi chiamo Carla, ho trent'anni e... soffro d'insonnia. Fortunatamente qualche notte riesco a dormirla per intero, ma le volte in cui capita posso contarle sulle dita di una mano.
Per cause di forza maggiore - il mio compagno lavora e io sono immunodepressa - mi ritrovo a trascorrere questo surreale periodo di isolamento nel piccolo appartamento che fu di mia nonna. Al piano di sopra c'è la casa dove sono nata e cresciuta, e dove ancora abitano i miei genitori, che in queste settimane mi stanno viziando come se avessi di nuovo nove anni.
In questi giorni ho avuto uno scambio di messaggi con Juergen Volpp, colui che ha guidato, per circa 30 anni, Beauty Forum prima in Germania e poi in tutta Europa e che dallo scorso anno ha deciso di ritirarsi. Juergen è stata la persona che più di tutte ha segnato e ispirato la mia vita professionale.